Congo – KINSHASA
BAMBINE DI STRADA
Congo – KINSHASA – BAMBINE DI STRADA
Il Racconto delle Bambine di Strada di Kinshasa (R.D. Congo)
Quella delle “bambine di strada” in Congo è una realtà che pochi conoscono fino in fondo, una storia di emarginazione e sevizie, una realtà che For a Smile Onlus è stata chiamata ad aiutare, non solo costruendo il Centro di Accoglienza Talitha Cum, ma anche lasciando a loro la parola. L’intervista è stata realizzata dal fotoreporter Piero Pomponi.
“BEBITA”
Come ti chiami?
Mi chiamo Bebita
Da dove vieni?
Mio padre si chiama Pedro, mia madre è morta, non l’ho mai conosciuta. Mi ha lasciata da sola con mio padre quando avevo un anno a Brazaville e si è sposata con un altro uomo. L’ho vista soltanto in foto ma non l’ ho mai conosciuta di persona. Sono cresciuta con mia zia paterna, che mi trattava male, allora sono andata a vivere con la mia matrigna. Ma i fratelli della mia matrigna non volevano che stessi con loro e per questo mi hanno mandato a vivere in una chiesa. Mi picchiavano.
Perché?
Mi picchiava e mi faceva soffrire.
Ti faceva soffrire senza motivo?
Mi chiedeva di aiutare in casa ma io ero troppo piccola e non ci riuscivo. Mi picchiava con un bastone, quindi sono scappata di nuovo.
Che cosa facevi mentre vivevi in chiesa?
Non vivevo soltanto nella chiesa, ma mi hanno detto che vivevo lì da troppo tempo e che dovevo andarmene. Quando mi sono ritrovata di nuovo per strada la polizia mi ha presa e ho passato una notte al commissariato. Un ragazzo di strada ha chiesto alla polizia se ero una bambina di strada, ma loro gli hanno risposto che ero semplicemente una bambina in cerca di un posto dove vivere. Allora il ragazzo ha detto che conosceva un posto dove potevo andare. È così che sono arrivata al centro.
Da quanto tempo sei al centro?
3 mesi
Tua madre non chiede tue notizie?
No
Tua madre vive sempre a Brazzaville?
Si
Quando sei andata via dalla casa di tua zia sei andata a vivere in chiesa. Prima di arrivare qui com’era la tua vita?
Quando vivevo in chiesa, la matrigna a volte veniva per portarmi qualcosa da mangiare.
Quando sei andata via, eravate in gruppo o eri da sola?
Ero sola perché non ero una bambina di strada. Sono andata alla polizia e lì ho incontrato il ragazzo che mi ha indicato il centro. La polizia mi ha anche dato qualche soldo con cui sono riuscita ad arrivare al centro e a comprarmi qualche vestito.
“DORCAS”
Come ti chiami?
Kolombo Dorcas
Dov’è tuo padre?
Vive a Matete.
E tua madre?
Vive a Kinshasa ma è sposata con un altro uomo.
I tuoi genitori sono separati?
Si
Perchè?
I miei genitori hanno litigato quand’ero piccola, allora sono andata a vivere con mia nonna materna. E siccome mia madre era sposata non potevo vivere con lei. Un giorno la nonna si è stancata e mi ha detto che avevo vissuto abbastanza da lei e che dovevo trovarmi un altro posto dove andare.
Perché tua nonna ti ha cacciata di casa?
Mia nonna ha detto che avevo vissuto abbastanza tempo con lei e mia madre dovevo cercare un nuovo posto dove vivere.
E’ l’unico motivo?
No… mia nonna mi ha portato da Padre Fanech e così ho cominciato a vivere nella sua chiesa. Si è occupato di me, mi ha dato vestiti e da mangiare, è stato lui a mandarmi in questo centro. Ero comunque in contatto con mia madre e il consiglio che mi ha dato è stato di cercare di vivere bene con gli altri bambini del centro.
Tua madre ti ha detto che dovevi stare bene con gli altri bambini?
Si
Tua madre ha altri figli?
Si
Quanti?
Tre
Ti piacerebbe andare da tua madre ogni tanto?
Mi piacerebbe ma da qui non mi lasciano andare via.
Qui al centro?
Si
Tua madre viene a trovarti ogni tanto?
No
Non ti manda qualche regalo?
No
Questo non ti fa soffrire?
Si,molto. Chiedo ogni tanto se posso andare a trovare mia madre e chiedo il permesso a padre Guylain ma lui non vuole.
Quanto tempo sei stata con padre Fanech?
Solamente 3 giorni e poi sono arrivata qui.
Da quanto tempo sei qui?
Due giorni
Solo due giorni?
Si, prima di arrivare qui mi hanno mandato nel centro di Yauma
Dopo sei arrivata qui?
Si. Abbiamo bisogno di un aiuto per tutto: dalla scuola al cibo ai vestiti.
Tu cosa aspetti da noi?
Voglio andare a scuola
Sei stata violentata?
Si da un ragazzo.
Dove?
Dietro la parrocchia
Cosa eri andata a fare dietro la parrocchia?
Ero con una mia amica che si chiama Sara.
Come mai?
Di solito uscivamo per andare a vendere. Quella sera siamo tornate molto tardi. Abbiamo bussato alla porta ma il padre non voleva aprire e ci ha detto ricercare un posto dove dormire. Un ragazzo ha preso Sara e un altro ha preso me. Non sapevo esattamente cosa stavano facendo a Sara, poi hanno preso me. Era la mia prima volta e non sapevo che questo significasse essere violentata. Quando mi sono svegliata la mattina, il mio vestito era tutto sporco di sangue. Quella mattina sono andata al centro e dopo qualche giorno mi sono ammalata. Dopo quel giorno non uscivo più.
Hai spiegato al centro perchè ti eri ammalata?
Si
Poi sei andata all’ospedale?
Si
Quale consiglio puoi dare alle altre bambine?
Di proteggersi
Al centro come vivi con gli altri bambini?
Qui sto bene
“NAOMI”
Mi chiamo Naomi Lipenga ho vissuto a Gemena. I miei genitori sono separati, mio padre è morto in guerra. Allora mia madre ci ha presi tutti e siamo andati a Mbandaka. Quando siamo arrivati un amico di mia madre è venuto a prenderci. Ero ancora piccola, non ricordo nulla me l’ hanno raccontato. Quella persona mi ha portato dalle suore dove ho vissuto per un po’. Mia sorella è venuta a riprendermi e ho vissuto con lei per un po’, dopo qualche tempo mia madre è morta. Quando è morta mia madre sono stata adottata da un’altra donna, ero ancora piccola ma sapevo che non era la mia vera madre. Ho vissuto con lei, poi le mie sorelle sono venute a prendermi di nuovo e mi hanno portata a Kinshasa ma i nostri parenti non sono mai venuti a cercarci. A Kinshasa stavamo dai nonni, loro si sono presi cura di noi. Mia sorella più grande era già sposata con un figlio, ma ci ha detto che eravamo sangue del suo sangue e non poteva lasciarci per strada. Anche se la sua casa era piccola ci ha detto di andare a vivere con lei. Gli amici di mia sorella ci chiedevano in continuazione di dargli dei soldi, ma siccome non ne avevamo ci mandavano per strada a prostituirci. Quando tornavamo a casa, mia sorella e i suoi amici prendevano tutti i soldi che avevamo guadagnato. Un giorno ho incontrato alcune persone che mi hanno portata al centro.
Perché sei andata via dalla casa di tua sorella? Non c’era da mangiare ma tua sorella voleva vivere con te?
Si
Quanto tempo sei stata per strada?
Cinque anni
Quanti anni hai?
Dodici. Tutta la mia famiglia vive a Gemena qui abbiamo soltanto una sorella.
Hai fratelli?
Ho un fratello gemello ma è annegato nel fiume
Quanti fratelli hai?
Cinque ma non so dove vivono.
I fratelli rimasti a Gemena li hai mai visti?
No
In quale quartiere abitavate a Mbandaka?
Stavamo in un convento di suore. Il quartiere era Mbandaka 2
Anch’io vengo da Mbandaka. Conosco molto bene la città, sono stata lì per un mese. Non hai altri parenti a Mbandaka?
No, soltanto le suore che si sono prese cura di me, sopratutto suor Veronique.
Tuo padre è un militare?
Era una guardia del corpo di Mobutu.
È morto in guerra?
Si
Tua mamma è morta a Mbandaka?
Si
Cosa pensi della tua via e di quello che ti è successo: di essere stata picchiata e violentata?Cosa vorresti dire agli altri bambini?
Vorrei che Dio aiutasse chi ci vuole aiutare per permetterci di andare a scuola, cosicché un giorno anche noi possiamo crescere con una buona istruzione e poter aiutare le nostre famiglie. Chiedo agli altri bambini distrada di venire al centro e a Dio di aiutarci a crescere e diventare delle brave persone.
Quale messaggio vuoi dare a quelli che vogliono aiutarti?
La mia preghiera è che Dio aiuti queste persone affinché ci portino quello di cui abbiamo bisogno, per la scuola e per sopravvivere. Che ci aiutino ad esser prudenti nella vita.
Era un periodo di guerra e da quello che mi hanno raccontato, perché ero in fasce, i miei genitori erano commercianti a Kinshasa. Quando sono tornati nel nostro villaggio c’era la guerra e siamo scappati.Mio padre è stato ucciso Mia zia mi raccontava che i miei genitori non ascoltavano nessuno. Quando gi hanno consigliato di non andarsene, non hanno voluto ascoltare e adesso sono morti entrambi in guerra. Se questa morte era volontà di Dio va bene, ma anche se fosse stata la volontà dei miei genitori. A 7 anni vivevo ancora con mia zia che era incinta; un giorno mi ha dato 2 taniche da 5 litri per andare a prendere l’acqua al pozzo. Ma le taniche mi sono scivolate e ho rovesciato tutta l’acqua. Ho chiamato mia zia per dirglielo e lei si è arrabbiata: ha cominciato a dire che lei mi aveva accolta nella sua casa ma io ho risposto che non l’avevo fatto apposta. Mi ha lasciata da sola con mio cugino più grande, mi ha picchiata e mi ha ferita. Sono arrivati i vicini di casa con la polizia che ha arrestato mia zia. Ho incontrato un ragazzo di strada che viveva in un centro di accoglienza nel quartiere di Bumbu.
Non ero da sola da mia zia, ero con mia sorella minore. Quel ragazzo mi ha accompagnata al centro di Bumbu e sono rimasta lì 3giorni, ma poi mi hanno detto di andare in un altro centro…Dove si occupavano dei bambini di strada. Dio mia ha aiutata e ho cominciato a studiare
Sei qui da molto?
Da due anni
Sei contenta di essere qua?
Si, sono contenta di vivere qui.
Studi?
Si studio qui sopra.Un giorno studiamo e un giorno cuciamo. Ieri abbiamo cucito dalle suore oggi abbiamo studiato e poi la tutrice se n’è andata e io sono rimasta qui.
Adesso che sei cresciuta cosa vorresti fare?
Il mo più grande desiderio è quello di studiare perché c’è mia sorella al centro Yauma e anche lei sta studiando. Mi piacerebbe andare da lei ma non c’è abbastanza posto. Anch’io vorrei studiare, se qualche persona buona mi vorrà per vivere assieme, sarò contenta.
Che cosa vorresti dire a quelli che vi vogliono aiutare?
Che abbiamo bisogno di libri per studiare, ma anche di cibo e vestiti.
Tua sorella è figlia di tua madre?
No, è la figlia della matrigna ma io l’ho sempre considerata la mia sorella.
Perché tua zia ti ha cacciata di casa?
Si dice che se c’è molta sofferenza in un luogo, non bisogna rimanerci ma è meglio andarsene via. Se non avessi incontrato quel ragazzo non so che fine avrei fatto perché è lui ce mi ha portata al centro. Sono rimasta al centro di Bumbu per 2 giorni, poi papa Jean mi ha portato fino a al centro di Irebu.
Prima di arrivare qui, quanto tempo sei rimasta in strada?
Non sono rimasta in strada, dalla casa di mia zia sono andata direttamente al centro di Bumbu dove sono rimasta 2 giorni.
Sei stata violentata?
No
Cosa mangiavi prima di arrivare qui?
Chiedevo alla gente soldi per mangiare. Se una persona aveva compassione di me mi dava qualcosa altrimenti rimanevo senza mangiare.ietà.
Ero con i miei genitori e vivevo nel quartiere di Kingabwa poi ci hanno cacciati di casa. Abbiamo cercato un posto dove vivere con nostro padre e siamo stati accolti dalle suore di Liere Rue di Limete. Di solto uscivo per andare a prendere le medicine per mio padre che era malato. Le stesse suore mi hanno detto di andare in un centro e ho lasciato mio padre con due delle mie sorelle. Dopo essere rimasta lì per un po’ ho incontrato un signore che conosceva il centro dove sono adesso.
Siamo 5 sorelle, la più piccola è andata in un altro centro.
Soltanto tu sei qui?
Si
La più piccola è nell’altro centro?
Si
Le altre sono a casa?
No, due vivono con gli zii paterni e noi tre abitavamo al mercato del centro con nostro padre. Ecco perché mi hanno portata al centro. Quando sono andata vi dal primo centro, sono tornata al mercato per cercare mio padre e le mie sorelle, ma lui era già morto. Ho chiesto alle mie sorelle perché non mi avevano avvertita che nostro padre era morto. Mi hanno trattata male e sono andata via. Ho incontrato un amico di mio padre che lavorava nel quartiere di Beaux Marchè. Quando gli ho parlato del centro di Irebu, lui mi ha accompagnata.
Quanto tempo hai vissuto con gli amici di tuo padre?
Sono rimasta un po’ di tempo lì ma appena ho visto come mi trattavano male, ho chiesto i miei vestiti per andarmene via. Un amico di mio padre mi ha vista e mi ha chiesto dove stavo andando. Gli ho risposto che non ce la facevo più, perché dove stavo mi insultavano e mi picchiavano, allora mi ha preso con sé. Sono rimasta qualche giorno con lui e sua moglie e mi hanno trattata bene, poi sua moglie ha detto di andare al centro. Prima siamo andati al centro dove stavo prima, lì mi hanno raccomandata per questo centro. Ecco come sono arrivata qui.
Quando eri al mercato per quanto tempo ci sei rimasta?
Non molto…
Quando eri in strada che cosa è successo? Ti picchiavano? Cosa mangiavi?
Al mercato ero con mio fratello, ma gli altri ragazzi di strada che erano più grandi, lo picchiavano e io non potevo difenderlo. Allora andavo a chiamare la polizia ma i poliziotti ci chiedevano solamente se non avevamo una famiglia con cui vivere. I ragazzi picchiavano mio fratello e mi violentavano. Prima di andare al centro abitavo con la famiglia di mio padre, ma mi picchiavano. Mia zia Filma disse che non voleva tornare a Kisangani e quindi anche lei viveva al mercato come noi. Mia mamma e mio padre sono di Kisangani.
Il mio fratellastro prima viveva con la famiglia di mio padre, ma era malato di appendicite ma nessuno si preoccupava di portarlo all’ospedale. Allora è andato a vivere con la famiglia di sua madre. Da parte di mia mamma siamo 3 sorelle ma dalla parte di mio padre ci sono anche 2 fratellastri. Accetto di vivere così come vivo, senza fare niente.
Ti consiglio di non uscire perché la strada non è un bel posto per te.
Io vorrei uscire per vendere qualcosa, in modo da guadagnare i soldi per comprarmi vestiti e biancheria. Ecco perché esco. Oggi non sono uscita perché avevo mal di testa e ho dormito tutto il giorno.
Resta qui con le altre bambine. Fuori c’è il rischio che ti violentino ancora e che ti prenda malattie come l’aids.
Mia sorella, che sta nell’altro centro, non riesce a restare lì perché gli altri bambini la picchiano. Della malattia di mio padre abbiamo sofferto noi figli che cercavamo di procuragli le medicine. I miei zii non si sono mai preoccupati di lui. Ero io ad uscire per andare a chiedere da mangiare e le medicine per mio padre. Non ho mai visto nessuno dei suoi fratelli interessarsi della sua salute. Ecco perché gli odio.
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